Parsifal e il Graal
Esistono diverse versioni della leggenda di Parsifal e del Graal, quella riportata fa riferimento all’omonima opera di Wolfram von Eschenbach.
Parsifal è un ragazzo di 15 anni che vive con la madre vedova, che lo custodisce gelosamente con sé in una casa isolata in mezzo ad una foresta, crescendolo in semplicità di spirito e purezza di cuore. Non sa nulla del mondo, non sa nemmeno il suo nome. Il padre e i fratelli di Parsifal sono morti in guerra e, per non rischiare di perdere l’unico figlio rimasto, la madre decide di tenerlo lontano dal mestiere della cavalleria.
Un po’ come un giovane Siddharta, anche Parsifal viene quindi celato al “male” del mondo per il bisogno/desiderio del genitore. Troviamo qui un tema caro a tante culture, quello dei genitori che “mangiano” i propri figli: impedendo la loro realizzazione, i genitori sono convinti di fare il loro bene, proteggendoli perché abbiano una vita facile. Tuttavia, in questo modo non si permette loro di diventare autonomi, di compiere il proprio percorso e imparare a scoprire sé stessi nella forma più autentica.
Un giorno, tuttavia, Parsifal incontra alcuni cavalieri; affascinato dallo splendore delle loro armature, chiede alla madre chi siano. La madre risponde che sono angeli che distruggono tutto quello che toccano. Innamorato di quest’idea di cavalleria che non conosce, Parsifal lascia la madre, senza la sua approvazione, per iniziare la sua educazione.
Nonostante la madre, per proteggerlo, lo abbia vestito con l’abito dei pazzi, Parsifal riesce a raggiunge la corte di re Artù. Qui, messosi in luce per coraggio e virtù, viene nominato cavaliere dal sovrano e riceve un’educazione cavalleresca. Dopo qualche tempo decide però di tornare dalla madre per accertarsi che stia bene, ma scopre invece che il dolore dato dalla partenza del figlio le aveva causato la morte. Parsifal si sente in colpa per la morte della madre e dentro di lui sente la necessità di rimediare a quanto accaduto. Decide quindi di mettersi al servizio come cavaliere, iniziando così nuove avventure.
Questa prima parte del racconto evidenzia i rischi e le difficoltà relativi alla scelta di abbandonare il proprio Eden. Da sempre gli uomini desiderano conquistare la propria indipendenza, ma spesso non sono consapevoli di come certe scelte comportino grande responsabilità e, a volte, anche grandi dolori.
Quando carestia e malattie invadono Camelot, Parsifal e gli altri cavalieri si mettono alla ricerca del Sacro Graal, unico oggetto con il potere di salvare il regno. Lungo il suo viaggio giunge al castello del Re Pescatore, Anfortas, il quale porta su di sé un’inguaribile ferita.
La formazione cavalleresca ricevuta a Camelot gli aveva insegnato a parlare il meno possibile e a non porre domande, atteggiamenti ritenuti scortesi. Per questo motivo Parsifal non chiede al Re Pescatore né quale sia la causa della sua infermità né, quando durante un pranzo appaiono la Lancia di Longino e il Graal, informazioni sui due oggetti. Queste domande sarebbero state fondamentali affinché Parsifal dimostrasse di meritare di conquistare la sacra coppa ed Anfortas guarisse dal suo male. In loro mancanza, la coppa sparisce prima che lui riesca a bervene.
Questo episodio rappresenta il primo contatto di Parsifal con lo Spirito, che però scorge per un breve momento e non riesce a raggiungere, in quanto ancora bloccato nei dogmi dell’educazione ricevuta. Possiamo interpretare questo episodio come la difficoltà di qualsiasi giovane nel cercare di comprendere la propria identità e il proprio compito nel mondo quando è ancora troppo condizionato dagli schemi imposti dalla famiglia e dalla società.
Il giorno dopo, al risveglio, tutto è sparito, nessuno a parte Parsifal sembra essere presente nel castello e il giovane cavaliere ricomincia così le sue peregrinazioni. Segue una lunga serie di nuove avventure, grazie alle quali Parsifal matura e riesce a rendersi degno di ritrovare nuovamente il castello del Re Pescatore, con all’interno il Graal. Questa volta pone la fatidica domanda ad Anfortas, il quale guarisce insieme al suo castello. Parsifal ottiene in questo modo il Sacro Graal, con il quale può risanare finalmente il regno di Camelot.
Grazie alle diverse esperienze vissute, agli errori e ai successi, Parsifal riesce a sbarazzarsi un po’ alla volta delle limitanti restrizioni imposte dall’educazione ricevuta e a scoprire così il suo vero Sé. Diventa in questo modo degno di incontrare nuovamente lo Spirito, comprenderlo a fondo e farlo proprio. Alla fine di tutto questo processo, riesce in questo modo a guarire se stesso (Camelot) e gli altri (Anfortas).